La leggenda della rosa di Natale by Selma Lagerlöf

La leggenda della rosa di Natale by Selma Lagerlöf

autore:Selma Lagerlöf [Lagerlöf, Selma]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Selma Lagerlöf, racconti di Natale, premio Nobel, Classico
editore: Iperborea
pubblicato: 2014-11-25T23:00:00+00:00


La Miniera D’Argento

Il re Gustavo III* viaggiava attraverso il Dalarna. Aveva molta fretta, e voleva che si corresse come il vento. E anche se andavano a una tale velocità che i cavalli sembravano saette che sfrecciavano sulla strada e la carrozza si inclinava su due ruote a ogni curva, il re sporgeva la testa dal finestrino e gridava al cocchiere:

“Perché non vai un po’ più veloce? Credi di camminare su gusci d’uovo?”

Con quella corsa indiavolata su strade di campagna sconnesse sarebbe stato quasi un miracolo che i finimenti e la carrozza tenessero. E infatti non tennero: ai piedi di una salita ripida l’asse si spezzò, e il re rimase lì bloccato. I cortigiani al seguito balzarono a terra inveendo contro il cocchiere, ma questo non rese il danno minore. Non c’era modo di continuare il viaggio finché la carrozza non veniva aggiustata.

Quando i cortigiani si guardarono intorno cercando qualcosa che potesse distrarre il re durante l’attesa, notarono un campanile che spuntava sopra un boschetto poco lontano dalla strada, e proposero al sovrano di salire su una carrozza del seguito e raggiungere quella chiesa. Era domenica e poteva ascoltare la messa per ingannare il tempo finché la sua carrozza non fosse pronta.

Il re accettò la proposta e si diresse verso la chiesa. Per lunghe ore non aveva visto altro che immense foreste nere, ma lì il paesaggio era più allegro, con ampie distese di campi coltivati e villaggi e il fiume Dal che serpeggiava limpido e maestoso tra dense macchie di ontani.

Il re, però, non ebbe fortuna: nel momento in cui raggiunse la chiesa, le campane subentrarono al salmo finale e i fedeli cominciarono a uscire. Ma quando gli passarono accanto, il sovrano si fermò con un piede nella carrozza e l’altro sul predellino, restando immobile a guardarli. Non aveva mai visto gente così bella. Gli uomini erano tutti più alti della media e avevano volti seri e intelligenti, e le donne camminavano con grande dignità e contegno e parevano avvolte nella pace domenicale.

Per tutto il giorno il re aveva parlato delle contrade desolate che attraversava, continuando a ripetere ai suoi cavalieri:

“Questa dev’essere senz’altro la parte più povera del mio regno!”

Ma ora, vedendo quella gente, vestita nei bei costumi tipici della regione, dimenticò ogni pensiero sulla loro povertà e invece gli si scaldò il cuore. “Il re di Svezia”, si disse, “non è così mal ridotto come credono i suoi nemici. Finché i miei sudditi avranno questo aspetto, sarò sempre in grado di difendere il mio trono e la mia terra.”

Ordinò al suo seguito di annunciare alla folla che il forestiero appena arrivato era il loro re e di radunarla intorno a lui, perché potessero ascoltarlo.

E così il re tenne un discorso a quella gente. Parlò dalla scalinata davanti alla sacrestia, e il gradino stretto su cui stava in piedi è ancora lì tale e quale.

Il sovrano cominciò a rendere conto della grave situazione in cui si trovava il paese. Spiegò che gli svedesi erano stati attaccati sia dai russi che dai danesi.



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